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8 agosto 2003
Washington, DC
L'onorevole Loren Smith aveva l'impressione di essere legata a un cavallo selvaggio che la trascinava nel deserto. Sebbene i dirigenti della Cerberus fossero stati invitati a comparire davanti alla Commissione d'inchiesta del Congresso sulle pratiche illegali di marketing, da lei presieduta, non si erano mai presentati. Al loro posto c'era un esercito di legali della società, che avevano avvolto tutto il procedimento in una cortina fumogena impenetrabile.
«Tutte frottole e tattiche dilatorie», mormorò sottovoce, battendo il martelletto per aggiornare l'udienza al giorno dopo. «Non ho mai visto un comportamento più viscido di questo.»
Era ancora seduta al suo posto, in preda all'ira e alla frustrazione, quando Leonard Sturgis, un rappresentante del partito democratico per il North Dakota, si avvicinò, posandole una mano sulla spalla.
«Non scoraggiarti, Loren.»
«Non posso dire che tu mi sia stato di grande aiuto, oggi», ribatté lei, con una punta di durezza nella voce. «Hai accettato tutto quello che ci hanno detto, pur sapendo benissimo che non erano altro che stravolgimenti della realtà o menzogne bell'e buone.»
«Non puoi negare che ogni loro dichiarazione fosse perfettamente legale.»
«Voglio veder comparire davanti alla commissione Curtis Merlin Zale insieme con tutto il suo consiglio d'amministrazione, non un branco di avvocati senza scrupoli che intorbidano le acque.»
«Sono certo che, a tempo debito, il signor Zale si presenterà a testimoniare, e penso che lo troverai un uomo molto ragionevole.»
Loren incenerì Sturgis con lo sguardo. «L'altra sera, Zale mi ha rovinato la cena, e mi è sembrato un verme spregevole.»
Sturgis si accigliò, cosa per lui insolita. Era quasi sempre sorridente, e al Congresso lo conoscevano tutti come un esperto nell'arte di mettere pace.
Aveva l'aspetto sano di un uomo che ha trascorso quasi tutta la sua vita all'aperto, in campagna. I fratelli coltivavano ancora la terra nella loro fattoria di Buffalo, nel North Dakota, e lui veniva sempre rieletto grazie all'incessante campagna che conduceva per preservare il sistema di vita legato all'agricoltura. Il suo unico neo, dal punto di vista di Loren, era il rapporto cordiale che aveva stabilito con Curtis Merlin Zale.
«Lo hai conosciuto?» chiese a Loren, sinceramente stupito.
«Il tuo uomo ragionevole mi ha minacciato di morte, se non avessi rinunciato all'inchiesta.»
«Mi riesce difficile crederlo.»
«E invece devi!» ribatté lei con asprezza. «Ti do un consiglio, Leo: prendi le distanze dalla Cerberus, perché sta affondando, ma in grande stile, e Zale sarà fortunato se non finirà nel braccio della morte.»
Sturgis la guardò mentre si voltava e si allontanava, impeccabile in un tailleur di tweed beige stretto alla vita da una cintura di camoscio, tenendo ben salda in mano una borsa di pelle tinta nella stessa sfumatura di colore del vestito. Quel particolare era il suo marchio di fabbrica.
Loren non rientrò in ufficio. Ormai era tardi, quindi andò direttamente a ritirare la macchina nel parcheggio sotterraneo dell'edificio riservato ai membri del Congresso. Mentre s'incolonnava nel traffico dell'ora di punta, ripensò agli avvenimenti della giornata. Tre quarti d'ora più tardi, raggiungeva la sua casa di città, nel sobborgo di Alexandria. Nel tempo in cui fermava la macchina e azionava il telecomando della porta del garage, una donna uscì dall'ombra, avvicinandosi alla vettura dalla sua parte. Loren, che non aveva paura di niente, abbassò il vetro del finestrino.
«Onorevole Smith, perdoni l'intrusione, ma devo parlarle con urgenza.»
«Lei chi è?»
«Mi chiamo Sally Morse e sono presidente del consiglio di amministrazione della Yukon Oil Company.»
Loren osservò la donna, che era vestita con molta semplicità: un paio di jeans e un pullover di cotone celeste. Nei suoi occhi lesse una sincerità che la convinse. «Entri nel garage.»
Dopo aver parcheggiato l'auto, Loren chiuse la porta del garage. «Entri pure», invitò la donna, precedendola nel soggiorno arredato in stile ultramoderno, con pezzi esclusivi realizzati per lei da artigiani. «Si sieda, la prego. Vuole una tazza di caffè?»
«Preferirei qualcosa di più forte, grazie.»
«Mi dica lei qual è il suo veleno preferito», replicò Loren, aprendo un mobile bar con le ante di vetro incise a disegni di fiori esotici.
«Scotch con ghiaccio.»
«Questo si chiama parlar chiaro!»
Riempì un bicchiere di Cutty Sark con ghiaccio e lo porse a Sally, poi per sé aprì una birra Coors e si sedette di fronte a lei, dalla parte opposta di un tavolino basso. «Allora, signora Morse, come mai è venuta da me?»
«Perché lei presiede la commissione del Congresso che indaga sull'impero economico della Cerberus e sull'influenza che esercita sul mercato petrolifero.»
Loren sentì che il suo cuore accelerava i battiti e s'impose di non perdere il controllo. «Devo ritenere che lei abbia delle informazioni da darmi?»
Sally bevve una generosa sorsata di scotch, fece una smorfia e inspirò a fondo. «Spero che lei comprenda una cosa: da questo momento in poi, la mia vita è in grave pericolo e tutto ciò che possiedo verrà con ogni probabilità distrutto, senza contare che la mia reputazione e la posizione che mi sono conquistata con tanti anni di duro lavoro verranno compromesse,» Loren cercò di non forzarle la mano, restando in paziente attesa. «Lei è una donna molto coraggiosa.»
Sally scosse la testa con aria malinconica. «No, per niente. Ho soltanto la fortuna di non avere familiari che Curtis Merlin Zale possa minacciare di uccidere, come i suoi sicari hanno fatto con tanti altri.»
Loren sentì l'adrenalina entrare in circolo. La sola menzione del nome di Zale le aveva dato la carica. «È al corrente delle sue attività criminose?» si azzardò a chiedere.
«Da quando mi ha reclutato per far parte di un cartello insieme con altri amministratori delegati di grandi società petrolifere.»
«Non sapevo dell'esistenza di un cartello.» Loren cominciava ad avere l'impressione di avere scoperto un filone d'oro.
«Oh, sì», ribatté Sally. «Il piano di Zale era realizzare in segreto una fusione tra le nostre compagnie, per rendere gli Stati Uniti indipendenti dalle importazioni di petrolio dall'estero. Sulle prime sembrava una nobile causa, ma poi è apparso evidente che i suoi piani andavano ben oltre l'intento di tagliare i ponti con l'OPEC.»
«Qual è il suo fine ultimo?»
«Diventare più potente del governo degli Stati Uniti. Dettare legge a un Paese che dipenda a tal punto dal petrolio a prezzo equo e dall'abbondanza delle riserve da plaudire ai suoi sforzi, senza sapere che Zale mira a sfilare il tappeto sotto i piedi di tutti, un giorno o l'altro, non appena avrà ottenuto il monopolio totale, e l'importazione dall'estero del petrolio sarà stata bandita dal nostro Paese.»
«Non vedo come sia possibile», replicò Loren, che non riusciva ad afferrare in pieno la portata delle parole di Sally Morse. «Come può ottenere un monopolio senza scoprire nuovi enormi giacimenti in Nordamerica?»
«Facendo abolire tutte le restrizioni su trivellazioni e sfruttamento imposte dal governo americano e da quello canadese. Accantonando ogni remora ambientalista. E comprando Washington, in modo da controllare il mondo politico. Peggio ancora, convincendo l'opinione pubblica americana a protestare e manifestare contro le importazioni di petrolio dall'estero.»
«Impossibile!» scattò Loren. «Nessuno può acquisire tanto potere a spese della maggioranza.»
«Le proteste sono già cominciate», le rammentò Sally in tono cupo. «Le manifestazioni sono dietro l'angolo. Lo capirà quando le avrò detto qual è la prossima catastrofe che ha architettato. In questo momento, gli manca poco a realizzare un monopolio totale nel campo petrolifero.»
«È inconcepibile.»
Sally si lasciò sfuggire un sorriso sardonico. «Sarà anche una frase fatta affermare che non c'è nulla che possa sbarrargli la strada o che lui non esiterà a usare qualunque mezzo per realizzare i suoi scopi, ma purtroppo è vero.»
«L'Emerald Dolphin e il Golden Marlin.»
Sally guardò Loren con aria confusa. «È al corrente del suo coinvolgimento in quelle due tragedie?»
«Dal momento che è decisa a dirmi ciò che sa, mi sento autorizzata a rivelarle che l'FBI, lavorando in stretta collaborazione con la NUMA, ha accertato che quei disastri non sono stati accidentali, bensì causati da agenti della Cerberus chiamati Vipere. Stando a quello che abbiamo scoperto, l'incendio della nave da crociera e l'affondamento del sommergibile dovevano essere imputati ai motori magnetoidrodinamici del dottor Elmore Egan. Zale voleva bloccarne la produzione a causa di un lubrificante rivoluzionario messo a punto da Egan, che in pratica elimina l'attrito. Questo lubrificante, se fosse immesso sul mercato, farebbe calare di colpo le vendite e potrebbe rappresentare la differenza tra profitti e perdite per le società petrolifere.»
«Non credevo che gli investigatori del governo fossero informati dell'esistenza dell'organizzazione segreta di killer mercenari assoldati da Zale», osservò Sally, stupita.
«Basta che non lo sappia Zale.»
Sally allargò le braccia in un gesto avvilito. «Lo saprà di certo.»
Loren la guardò con scetticismo. «E come? L'indagine si svolge nel segreto più assoluto.»
«Curtis Merlin Zale ha speso più di cinque miliardi di dollari per comprare tutti quelli che possono essergli utili a Washington. Ha già in tasca oltre duecento persone tra senatori e membri del Congresso, insieme con funzionari di tutti i dipartimenti di Stato, compreso quello della Giustizia.»
«Può fare dei nomi?» chiese Loren, facendosi attenta.
L'espressione di Sally divenne quasi feroce, mentre estraeva dalla borsetta un dischetto per computer. «Sono tutti qui: 211 nomi. Non posso dirle quanto sono stati pagati o quando, ma ho ricevuto per errore un file protetto che era destinato a Sandra Delage, l'amministratore interno del cartello. Dopo averne fatte alcune copie, ho richiuso il file e l'ho inoltrato a Sandra. Per fortuna, lei non pensava che io avessi ripensamenti riguardo all'alleanza con la Cerberus e al folle piano di Zale, e non mi è sembrato che nutrisse dei sospetti.»
«Può farmi qualche nome?»
«Diciamo solo che comprendono i presidenti delle due Camere e tre alti funzionari della Casa Bianca.»
«E Leonard Sturgis?»
«È nella lista.»
«Lo temevo», mormorò Loren, in collera. «E il presidente?»
Sally scosse la testa. «Che io sappia, non vuole avere niente a che fare con Zale. Il presidente non sarà perfetto, ma conosce abbastanza Zale per sapere che è marcio come un carico di frutta vecchio di tre mesi.»
Continuarono a parlare fin quasi alle tre del mattino, e Loren rimase inorridita quando Sally le riferì il piano di Zale per far esplodere una superpetroliera nel porto di San Francisco. Il dischetto fu inserito nel computer di Loren, che stampò il contenuto, producendo una pila di fogli alta quanto un libro. Poi le donne nascosero il dischetto e la stampata in una cassaforte che Loren aveva fatto costruire nel pavimento del garage, dietro un armadietto.
«Per questa notte può restare qui, ma dovremo trovarle un rifugio sicuro per l'intera durata delle indagini. Quando Zale scoprirà che lei sta rivelando il segreto delle sue operazioni insidiose, farà di tutto per ridurla al silenzio.»
«Silenzio: un bell'eufemismo per dire morte.»
«Hanno già tentato di torturare Kelly, la figlia del dottor Egan, per ottenere la formula del lubrificante.»
«E ci sono riusciti?»
«No, è stata salvata prima che le Vipere di Zale potessero scoprire quello che cercavano.»
«Mi piacerebbe conoscerla.»
«Potrà farlo. Anche lei era mia ospite, ma quando Zale ci ha incontrate a cena, l'altra sera, ho dovuto trovarle un nascondiglio.»
«Sono venuta qui con una ventiquattrore che contiene soltanto pochi cosmetici, un po' di gioielli e un cambio di biancheria.»
Loren valutò la taglia di Sally e annuì. «Abbiamo più o meno le stesse misure. Può prendere in prestito dal mio guardaroba quello che le serve.»
«Quando questa sporca faccenda sarà conclusa, sarò una donna felice.»
«Si rende conto, vero, che riceverà un ordine di comparizione per testimoniare di fronte ai funzionari del dipartimento della Giustizia e alla mia commissione d'inchiesta?»
«Accetto le conseguenze della mia decisione», rispose Sally in tono solenne.
Loren le passò un braccio sulle spalle. «Lo ripeto, lei è una donna coraggiosa.»
«È uno dei pochi momenti in vita mia in cui ho anteposto i buoni propositi alle ambizioni.»
«L'ammiro», dichiarò Loren con sincerità.
«Dove vuole che mi nasconda, dopo questa notte?»
«Dal momento che Zale può contare su troppe talpe nel dipartimento della Giustizia, non mi sembra saggio sistemarla in una casa sicura del governo.» Loren sorrise con aria sorniona.
«Ho un amico che può ospitarla in un vecchio hangar dell'aeroporto dotato di più sistemi di sicurezza di Fort Knox. Si chiama Dirk Pitt.»
«E di lui ci si può fidare?»
Loren scoppiò a ridere. «Mia cara, se l'antico filosofo greco Diogene vagasse ancora per il mondo con la sua lanterna in cerca di un uomo onesto, potrebbe finalmente concludere il suo viaggio sulla porta di casa di Dirk.»